16 apr 2013

Le risposte della città: la bellezza di Berlino.


(parte 2 di 3)
La città che (s)cambia.



Boxhagener Platz è una piazza molto grande. Un marciapiede larghissimo, coronato da alberi, le fa da cornice. In mezzo alla piazza ci sono: uno “spielplatz”, pieno di sabbia fastidiosa che tanto piace ai bambini; una grande vasca in cemento con una fontana che schizza acqua nelle pochissime giornate di calura; un prato verde, non molto pulito, che si riempie nei giorni di sole, anche quando questo non riscalda.  Tutt’intorno il marciapiede è quasi sempre vuoto, solo persone di passaggio: a piedi o in bici.
Chi la conosce bene sa che, in verità, questa piazza conta!
Conta, quanti giorni e quante ore mancano prima che possa di nuovo cambiare.
Perché di sabato e di domenica, questa piazza (s)cambia.
Il sabato indossa un abito colorato: i colori ricordano la frutta e le verdure di stagione, e mette un po’ di profumo, quello di fiori stravaganti. La domenica veste un vestito molto più composto ma talmente pieno di accessori e cianfrusaglie che quasi l’abito non si vede più.
Il sabato è il turno del mercato dei produttori locali. I banchi sono formati dai furgoni, che per quelle 5 ore si fermano e si aprono a mostrare le loro merci.


E’ a Berlino che ho scoperto le mezze stagioni, ed è in questa piazza che ho scoperto i frutti di bosco, le patate con i nomi di donna (Agata, Laura, Annabelle, Linda…), le infinite varietà di cavoli ma soprattutto i fiori. O meglio, ho scoperto che puoi comprare mazzi bellissimi di cavoli e carciofi da mettere in soggiorno, che puoi comprare mazzi di gigantesche ortensie senza che siano necessariamente piantate in vasi pesanti di terra, e ho scoperto che fiori, che fin dalla mia infanzia credevo fossero selvatici, come i papaveri e i fiori di cardo, si possono, invece, seminare in vaso!


Ma è l’abito della domenica quello che a me affascina. Più precisamente, mi piace assistere alla vestizione della mattina ed alla  spoliazione della sera.
I primi a presentarsi, domenica mattina, sono i venditori di accessori e cianfrusaglie. Ci sono quelli che arrivano con le valigie o i borsoni, quelli che pedalano dei carretti pieni, e quelli, che vendono per mestiere, che arrivano con i furgoni. Chi è lì a vendere ogni domenica, occupa il proprio posto e comincia ad organizzare le merci anche se non è ancora arrivato lo stand, gli altri occupano un angolo aspettando di capire dove si possono posizionare.
Poi, arrivano i carretti su cui sono accatastate le parti che insieme formeranno gli stand.


E qui comincia la sequenza.
Velocemente gli operai poggiano il primo cavalletto, poi il secondo, il terzo e così di seguito, uno di fila all’altro e ognuno alla giusta distanza. Sopra viene appoggiata, orizzontalmente,  una tavola, che farà da piano per esporre le merci. Agli estremi della tavola ci sono due fori di sezione quadrata, dove vengono infilate due aste: una in una estremità, una nell’altra. Con un gesto veloce e preciso, evidentemente affinato nelle varie fiere e mercati che ha allestito, l’operaio di turno trasforma, aprendola, quest’asta in un sistema di 3 aste incernierate: un’asta rimane incastrata nel foro, l’atra viene appoggiata dietro, la terza reggerà il telo che copre tutto. (la sequenza di foto mi aiuta a spiegarmi meglio).


Il tutto rigorosamente in legno e senza dover avvitare o ancorare alcunché.



Credo che per montare un banco, l’operaio ci metta, in media, 10 minuti. Finito il primo banco si passa al secondo, che si trova di seguito al primo e così via fino a completare il primo lato della piazza, poi il secondo, il terzo e il quarto. Pian piano tutta la piazza si è trasformata. Non si vedono più lo spielplatz, la vasca, il giardinetto. Quando tutti i venditori, improvvisati o meno, hanno finito di caricare i banchi con le loro merci, non si vede più neanche la struttura dello stand.


Questi elementi effimeri, maneggevoli, e, a dire il vero, un tantino instabili, costruiscono un nuovo luogo; la sequenza perfetta dei gesti, la ripetizione degli elementi e del sistema, lo qualificano e gli danno ordine.




E’ il Municipio a fornire la struttura. Prenoti il tuo posto e lo paghi, la quota può comprendere il banco oppure no, dipende dalla richiesta. Gli operai, mandati dal Municipio, si occupano di montare e smontare il tutto, al venditore tocca togliere tutta la merce entro un certo orario, pena una multa.
Un sistema semplice di organizzazione che consente di trasformare, frantumare e moltiplicare l’immagine urbana di una piazza.  Un evento, quello del mercato delle pulci della domenica, che consente di scambiare, conoscere e scoprire più di una cultura.
A sera la sequenza è la stessa ma specchiata. I venditori riportano indietro la merce invenduta e l’operaio comincia a smontare tutto: prima il telo, poi le aste, la tavola e i cavalletti. Si libera prima un lato della piazza, poi il secondo, il terzo e il quarto. Ogni parte dello stand si ripone nei carretti in modo ordinato, perché ogni parte può essere poggiata sull’altra o incastrata per essere trasportata.
La piazza torna alla quiete, e chi la conosce bene sa, che conta… 


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